Donne in politica: quel soffitto di cristallo ancora tutto da infrangere.
“L’insieme di barriere sociali, culturali e psicologiche che si frappone come un ostacolo insormontabile, ma all’apparenza invisibile, al conseguimento della parità dei diritti e alla concreta
possibilità di fare carriera nel campo del lavoro per categorie storicamente soggette a discriminazioni.”
E’ il significato offerto dall’enciclopedia Treccani quando si cerca l’espressione “Soffitto di cristallo”. Per la politica e per le Istituzioni occorre fare un passo indietro.
Le donne, nella nostra Storia Repubblicana ci sono sempre state: una verità che può essere
provata.
Si parla spesso di Padri Costituenti meno, invece, di Madri Costituenti. Furono 21 le donne
elette all’Assemblea Costituente; 5 di loro entrarono nella Commissione dei 75, incaricata di
redigere la nuova Carta Costituzionale. Era il 2 giugno 1946, e in netta minoranza fecero ingresso nell’emiciclo di Montecitorio, luogo – fino a quel momento – accessibile solo agli uomini.
Una di loro, Nilde Iotti, sull’Art 3 della Costituzione disse: “Il principio di uguaglianza a me sta
particolarmente a cuore […] E’ la sensazione solenne, costituzionale dell’ingresso delle donne
nella vita politica.”
Esattamente 30 anni dopo, Tina Anselmi divenne la prima donna a ricoprire la carica di Ministra della Repubblica Italiana: del lavoro e della previdenza sociale; in seguito della sanità.
Nel 1979 Nilde Iotti, fu la prima donna Presidente della Camera dei Deputati, per 12 anni e
307 giorni. Nel 1992 ottenne 256 voti al quarto scrutinio come candidata alla Presidenza della
Repubblica.
Nel 2018 Maria Elisabetta Alberti Casellati venne eletta Presidente del Senato, prima donna
seconda carica dello Stato.
Nel 2019, Marta Cartabia, fu eletta Presidente della Corte Costituzionale, prima donna alla guida della Consulta.
Ecco perché rileggere il passato per scrivere il futuro è qualcosa da cui non possiamo prescindere.
Il 2022 ha segnato un’ulteriore novità.
«Non sono un passo indietro agli uomini», ha rivendicato con fermezza durante la replica
nell’aula di Montecitorio. E’ Giorgia Meloni, prima donna Presidente del Consiglio dei Ministri,
e leader del primo partito in Italia. Anche lei ha parlato di quel tetto di cristallo che, a suo avviso, è essenziale continuare a rompere.
Il 26 febbraio Elly Sclhein, ribaltando tutti i pronostici, vince a sorpresa le primarie del Pd, e
diventa leader del primo partito dell’opposizione. Con la sua candidatura ha dichiarato di “voler aprire un varco per chi non trova spazio”.
La domanda è: ci sono barriere culturali?
Vengo, allora, ad alcune considerazioni personali e rispondo sì, forse ci sono.
Gli anni passano
e ciò che fuori dai nostri confini è politicamente normale, qui nel nostro paese, ancora non lo
è.
E sebbene Giorgia Meloni ed Elly Schlein, provengano da mondi culturali e politici diversi, ciò
che le accomuna, - mi pare possa essere – da un lato, la consapevolezza di aver conquistato,
non uno spazio qualsiasi ma, un ruolo apicale con non poche difficoltà, e dall’altro la caparbietà di voler invertire la rotta. In Italia, la donna al vertice fa notizia, troppa notizia come fosse
qualcosa a cui non siamo ancora oggi abituati.
Siamo chiamati ad un cambio di prospettiva e mentalità che riconosca il “genio femminile” finalmente protagonista a servizio del bene comune.
La storia di queste donne ispiri azioni tese a garantire la partecipazione di tutti al processo democratico.
(Articolo per Dialogo)
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